Il formaggio romagnolo morbido per eccellenza, nasce dalla cultura contadina e se ne hanno notizie già dal 1800. Gustatelo accompagnandolo alla piadina, aggiungete un po’ di rucola..e fateci sapere cosa ne pensate!
Documenti storici narrano che già dal 1255 si usava nei territori della famiglia Malatesta interrare nelle fosse il formaggio, forse per proteggerlo dai predatori. Una volta dissotterrato il formaggio aveva cambiato caratteristiche, il prodotto ottenuto piacque così tanto che da allora, secondo le regole stabilite dai codici malatestiani, nelle fosse soglianesi si usa interrare il formaggio a fine agosto per poi dissotterrarlo il 25 novembre, il giorno di Santa Caterina.
Un piccolo pesce azzurro, più grande di un’alice e più piccola di una sarda, questo è la saraghina. Per noi è il pesce delle grigliate in compagnia, da gustare in spiaggia, durante le sagre oppure accompagnata a insalata, cipolla e piadina.
Il piatto tipico della Romagna ha ottenuto dal 2014 la denominazione IGP ma noi per è semplicemente la piada, che vi piaccia sottille “ alla riminese” o spessa come quella di Cesena 3 restano gli ingredienti fondamentali: acqua, farina e sale.. la semplicità delle cose buone.
Dalla tradizione marinara di Cattolica, nasce il Bizulà, il cibo che portavano con sé i marinai quando partivano per la stagione della pesca. Si conservava a lungo e veniva usato al posto del pane.
La fine di ottobre e l’inizio di novembre si celebra con un dolce tipico della tradizione: la piada dei morti. Un dolce che celebra l’autunno con tutti i suoi sapori con frutta secca e vino, i prodotti tipici di questa stagione.
Un’antica leggenda racconta che alcuni secoli fa i frati francescani di Santarcangelo di Romagna fossero grandi produttori di vino rosso. Un giorno durante un banchetto con un ospite illustre venne offerta il miglior vino rosso della cantina. L’ospite rimase deliziato e ne chiese subito il nome. Dopo un primo momento di incertezza, un frate disse: “Sanguis Jovis” ovvero “Sangue di Giove”, pensando al colore del vino e al nome del colle su cui si trova Santarcangelo.
Non c’è sagra romagnola d’autunno che non offra questo vino, dolce e un po’ frizzante si accompagna spesso con le caldarroste nelle serate tra amici e nelle enoteche. Per noi è come un annuncio dell’inizio dell’autunno e dell’arrivo del vino.
Un vino bianco che si produce solo nelle provincie di Rimini, Forlì-Cesena e in 10 comuni della Provincia di Bologna. E’ più conosciuto nella versione “ferma” ma ci sono produzioni di Trebbiano frizzante e spumante. Viene inoltre utilizzato per la distillazione del brandy.
L’Albana assieme al Sangiovese è il vino che più rappresenta la Romagna. Oggi lo si trova nella versione secco, dolce e passito ma forse nell’immaginario romagnolo l’Albana è rappresentata da quel vino dolce che si gusta a fine pasto assieme alla “Brazadela”, la ciambella romagnola.
Il nome significa "paga debiti" ed era il soprannome dato in romagnolo al Vitigno Bombino. Si tratta di un uvaggio che ha particolari caratteristiche di resistenza alle avversità climatiche e così, anche nelle peggiori annate il contadino riusciva a produrre vino per pagare i debiti contratti nell'annata precedente. Per questo motivo un altro nomignolo dato al vitigno è Straccia Cambiale.
Da alcuni anni la produzione dell’olio nelle colline riminesi è in grande crescita e con alcune varietà autoctone come la Cultivar Correggiolo.
Razza suina autoctona, caratterizzata da un pelo scuro tendente al nero e dall’aspetto simile al cinghiale. Si tratta di una razza di tipo tardivo, cioè che raggiungere i 180 – 200 chili necessita almeno di 2 anni.