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Piazza Tre Martiri

L’odierna Piazza Tre Martiri costituiva originariamente l’antico foro romano della colonia di Ariminum, il centro politico e commerciale della città.
In essa si intersecavano il decumano ed il card0 massimi: il decumano era la prosecuzione urbana della via consolare Flaminia e univa in maniera rettilinea l’Arco celebrativo in memoria di Ottaviano Augusto con il Ponte di Tiberio, mentre il cardo congiungeva il secondo varco di ingresso alla città dalle colline, Porta montanara, con la costa ed il vecchio porto.

Nel Medioevo, nota come “piazza delle erbe”, era sede del mercato, delle beccherie e di tornei cavallereschi. Subì modifiche nel XVI secolo sul lato occidentale, a seguito delle quali assunse l’attuale configurazione ellittica a portici, e nel 1921, quando furono ampliate le vie IV Novembre e Garibaldi e demolito l’Arco dei Magnani.

Nel tempo fu chiamata piazza Grande, piazza S. Antonio e poi piazza Giulio Cesare: solo dopo la seconda guerra mondiale venne ribattezzata piazza Tre Martiri, in memoria di tre giovani partigiani (Mario Capelli, Luigi Nicolò e Adelio Pagliarani) che vennero giustiziati qui il 16 agosto 1944.
Percorrendo la piazza in maniera circolare, ritroviamo edifici dalla foggia moderna, sui quali svetta la mole della cinquecentesca Torre dell’orologio, altri di carattere religioso (la chiesa dei Paolotti ed il tempietto di S. Antonio) o ancora più storico, come la colonna di Giulio Cesare. Quest’ultima è un cippo rinascimentale eretto nel 1555 per celebrare la celebre frase che qui Giulio Cesare rivolse ai soldati della XIII legione dopo il passaggio del Rubicone. Sopra alla colonna era posto, fino alla seconda guerra mondiale, il “petrone” sul quale Cesare salì per pronunciare il suo discorso, del quale oggi non v’è più traccia.

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